Intervista a Fiorella Balzamo
Vulcanica come la sua terra, Fiorella vive in un mondo rosa: la sua casacca, la sua casa, le sue creazioni vezzose e piene di brio – tutto quello che la circonda e la riguarda sprigiona solarità ed ottimismo. Pur autodidatta, è arrivata a fare del cakedesign un’impresa di famiglia, pubblicando libri, dvd, articoli e tutorial e tenendo corsi in tutta Italia. La sua storia è un esempio per chiunque sogni di lasciarsi alle spalle una strada intrapresa per inerzia per battere una nuova pista nel mondo che più li appassiona.
Quanti anni hai? Hai figli?
Ho quasi 38 anni e ho una bambina dolcissima di 3 anni e mezzo di nome Luna.
Il tuo compagno Francesco lavora a tempo pieno con te? È un’impresa di famiglia, insomma?
Francesco è stato trascinato in questo vortice diversi anni fa e da allora è diventato indispensabile. Oserei dire che è la colonna portante della nostra “azienda”! Da soli siamo riusciti a raggiungere la notorietà in rete, quindi sui magazine. Poi abbiamo prodotto una collana di dvd sul cake design e insieme abbiamo sviluppato meravigliose idee per i prossimi libri! Direi che per essere un’azienda familiare non è niente male!
Hai un vero e proprio laboratorio a Licola (Pozzuoli)?
Certo. Ho un piccolo laboratorio che rappresenta tutto il mio mondo. Lì creo, invento e realizzo tutte le mie opere.
Che studi hai seguito?
Ho conseguito la maturità classica e in seguito mi sono iscritta alla facoltà di architettura. Stavo per laurearmi. Mi mancava un esame e la tesi… ma ho rinunciato e imboccato questa nuova strada che si è rivelata più dolce del previsto!
Cosa ti ha fatto passare dall’architettura al cake design? C’è stato un episodio particolare?
Non ero più felice! La vita della facoltà mi stava sempre più stretta. Oramai studiavo solo per accontentare i miei genitori. Così decisi di interrompere gli studi per un anno, investii qualche soldino in attrezzatura e cominciai a farmi pubblicità in giro. Lasciavo locandine nei supermercati, bigliettini da visita nelle cassette delle lettere… insomma, mi diedi un bel po’ da fare! Poi decisi di non pagare più le tasse universitarie… fu una decisione sofferta e lunga. Fortunatamente Francesco mi appoggiò anche in questo.
E l’idea dei confetti decorati come è nata?
Da sempre ho cercato di creare qualcosa che destasse curiosità nelle persone. Essere un bravo cake designer non significa solo sapere decorare torte monumentali ma inventare un proprio stile, essere sempre alla ricerca di qualcosa che possa avere un certo effetto. Un giorno mi venne in mente di decorare confetti e così… cominciai a esplorare il mondo delle micro decorazioni.
Il tuo stile è molto riconoscibile e, aggiungerei, partenopeo: l’espressività dei personaggi, la varietà dei “tipi” e delle scene ricorda la grande tradizione dei presepi napoletani e delle porcellane di Capodimonte. Ti riconosci in questa descrizione?
Non è la prima volta che viene fatta questa osservazione rispetto alle mie creazioni. Sono felice ed orgogliosa che il mio stile e le mie ambientazioni ricordino queste tradizioni così ricche e importanti della tradizione partenopea. Significa che sono riuscita a trasmettere la passione con cui lavoro.
Cosa ti ispira? Artisti, illustratori o artigiani particolari, scene viste passeggiando in città…?
Mi ispira praticamente ogni cosa che ho attorno. Dai cartoni animati ai libri di fiabe della mia bambina, i paesaggi e la vita quotidiana. Giro sempre con una macchina fotografica in borsa. Quando c’è qualcosa che mi ispira particolarmente la fotografo e… la trasformo in zucchero!
Ricordi la prima torta che hai fatto in vita tua?
Non posso dimenticarla! Un tiramisù. Avevo solo 8 anni e tutti rimasero sbalorditi dalla bontà e dalla cura che avevo impiegato per prepararlo. Ricordo anche la mia prima torta decorata con pasta di zucchero! Un pacco regalo bianco con un fioccone arancione… a ripensarci, era una creazione decisamente orribile!
La più buona che tu abbia mai mangiato?
Una sola parola: sacher!
La più bella che tu abbia mai visto?
Sicuramente una scultura tridimensionale di Tom e Jerry realizzata da Debbie Brown, la primissima creazione di cake design con cui entrai in contatto. Mi introdusse al mondo di questa fantastica artista e più in generale della sugar art. Ancora oggi considero Debbie Brown una delle mie principali maestre, anche se non l’ho mai conosciuta!
Se qualcuno volesse omaggiarti con un dolce pensato in tuo onore, che cosa vorresti che ti fosse offerto?
Beh, da vera cioccolato-dipendente, ti dico che una sette veli o una sacher ben fatte sono sempre gradite!
Qual è stata la richiesta più difficile, bizzarra o divertente che hai ricevuto da un cliente?
La mia prima torta in 3D. Ho dovuto realizzare uno dei sette nani. Brontolo per la precisione! E’ stato un lavoraccio, ma vado assolutamente fiera del risultato.
Se un mecenate ti offrisse di sponsorizzare la creazione dei tuoi sogni, cosa faresti?
Un bosco incantato dove gli alberi hanno occhi e bocca e i funghi sono casette di elfi e poi tante fate… la particolarità sarebbe di potere “camminare” sulla torta. Ogni casetta sarebbe così grande da potere essere visitata all’interno… compresa di arredamento!